NEW YORK – Competition is what makes markets work (when they do). But firms don’t like competition because it tends to drive down profits. For the typical businessperson, whose objective is reaping gains above the normal return on capital, that is no fun. As Adam Smith observed 250 years ago, “People of the same trade seldom meet together, even for merriment and diversion, but the conversation ends in a conspiracy against the public, or in some contrivance to raise prices.”
For at least 130 years, the US government has been trying to ensure competition in the marketplace. But it has been a constant battle. Firms are always coming up with new ways to circumvent competition; their lawyers are always devising new methods to avoid the reach of the law; and the government has failed to keep up with either of these practices, let alone with rapid advances in technology.
Hence, there is now overwhelming evidence of an increase in market power in the United States. That means bigger corporate profits (far exceeding risk-adjusted returns), higher market concentration in sector after sector, and fewer new entrants. Americans like to think that they have the most dynamic economy the world has ever seen, one that is now on the cusp of a new innovative era. But the data refute such claims.
Consider the standard measure of innovation: total factor productivity, which refers to the growth in output beyond that which can be explained by an increase in inputs like labor and capital. In the 15 years prior to the COVID-19 pandemic, the overall growth of TFP in the US economy was only one-third of what it had been in the preceding 15 years. So much for entering an innovation age! Making matters worse, rising market power is also a key factor contributing to increased inequality, as I argued in my book People, Power, and Profits.
Fortunately, in this era of never-ending dismal news, there has been a positive development on this front. Efforts by US President Joe Biden’s administration to sustain and enhance competition seem to be bearing fruit. For example, owing to pressure from federal antitrust authorities, a $20 billion merger between Adobe and Figma (a “collaborative web application for interface design”) has been called off. Moreover, the biotech corporation Illumina has agreed to divest itself from GRAIL, after the US Federal Trade Commission alleged that the pair-up “would diminish innovation in the US market for multi-cancer early detection (MCED) tests while increasing prices and decreasing choice and quality of tests” – a view affirmed last month by the US Fifth Circuit Court of Appeals.
Even more significantly, the FTC and the Department of Justice have issued updated merger guidelines that demarcate important new boundaries that remain firmly embedded in US antitrust legal traditions. For example, the guidelines cite the 1914 Clayton Act, which was designed to nip anticompetitive situations in the bud by prohibiting mergers and acquisitions whose effects “may be to substantially lessen competition.” That “may” is crucial, because nothing can be foreseen with absolute certainty. In 2012, one could have been quite confident that Facebook’s acquisition of Instagram would reduce competition. But Barack Obama’s administration was not as alert to the agglomeration of market power as the Biden administration is.
The new guidelines also place a greater emphasis on entrenchment, the idea that acquisitions and mergers may deepen, expand, and prolong a firm’s market power. This change implies that competition will be viewed as a dynamic phenomenon, as it should be. Importantly, not only horizontal mergers (between firms in the same line of business) but also vertical ones (where a firm acquires a critical supplier or client) will be subject to greater scrutiny.
We have long known that under conditions of limited competition (which is the reality in many sectors across many countries), such mergers can have powerful adverse effects. Yet “Chicago economists,” insisting that markets are naturally competitive, argued that antitrust authorities should focus only on horizontal mergers and acquisitions, and the courts generally agreed. The Illumina/GRAIL decision suggests that judges have begun to recognize the dangers posed by vertical mergers.
By the same token, the new guidelines will help antitrust authorities deal with the big platforms where much of today’s anticompetitive behavior is occurring – from credit cards, airline booking, and theatre tickets to ride sharing. (Full disclosure: I have been an expert witness in some of these cases.) The sustained high returns accruing to dominant platforms have become obscene. It is especially important to nip the growth of market dominance here in the bud; the new guidelines’ dynamic approach could be particularly effective.
We all suffer from market power, because it distorts markets in ways that reduce overall productivity and allows firms to raise prices, thus lowering standards of living. At the same time, the combination of growing market power and weakening worker power has held down wages, eroding living standards still further.
Smith was right: the fight against market power is never-ending. But the Biden administration at least has scored a point for ordinary Americans. It is yet another impressive achievement in an extraordinarily hostile political environment.
Le recenti vittorie antitrust dell’Amministrazione Biden sono un aiuto per tutti,
di Joseph E. Stiglitz
NEW YORK – La competizione è ciò che fa funzionare i mercati (quando funzionano). Ma le imprese non amano la competizione perché tende ad abbassare i profitti. Per un impresario tipico, il cui obbiettivo è raccogliere vantaggi superiori superiori al normale rendimento del capitale, ciò non è affatto divertente. Come osservava Adam Smith 250 anni orsono: “Le persone dello stesso settore si incontrano di rado, persino per far festa o per svago, ma la conversazione si risolve in una cospirazione contro il pubblico, o in qualche macchinazione per alzare i prezzi”.
Per almeno 130 anni, il Governo statunitense ha cercato di assicurare la competizione sui mercati. Ma è stata una battaglia continua. Le imprese hanno sempre escogitato modi nuovi per aggirare la competizione; i loro legali inventano in continuazione nuovi metodi per evitare la portata delle leggi e i Governi non sono riusciti a tenere il passo con queste pratiche, per non dire con i rapidi progressi delle tecnologie.
Di conseguenza, ci sono adesso prove schiaccianti di una crescita del potere di mercato negli Stati Uniti. Questo comporta profitti più grandi delle società (di gran lunga eccedenti i rendimenti corretti per i rischi), una maggiore concentrazione del mercato in un settore dietro l’altro e minori nuovi concorrenti. Agli americani piace pensare di avere l’economia più dinamica che il mondo abbia mai conosciuto, quella che adesso è all’apice di una nuova epoca di innovazioni. Ma i dati sconfessano tale pretesa.
Si consideri la misura standard dell’innovazione: la produttività totale dei fattori (TFP), che si riferisce alla crescita nella produzione oltre a ciò che può essere spiegato da un aumento di fattori come il lavoro e il capitale. Nei 15 anni precedenti la pandemia del Covid-19, la crescita complessiva della TFP nell’economia statunitense è stata solo un terzo di quello che era nei 15 anni precedenti. Tanto c’è voluto per entrare in un’epoca di innovazione! A rendere le cose peggiori, il crescente potere di mercato è anche un fattore che contribuisce alla aumentata ineguaglianza, come ho sostenuto nel mio libro Popolo, potere e profitti.
Fortunatamente, in quest’epoca di continue penose notizie, su questo fronte c’è stato uno sviluppo positivo. Gli sforzi del Presidente statunitense Joe Biden sembra stiano dando alla luce dei frutti. Ad esempio, a seguito della pressione da parte delle autorità federali antitrust, una fusione di 20 miliardi di dollari tra Adobe e Figma (una “applicazione web in cooperazione per la progettazione dell’interfaccia [1]”) è stata cancellata. Inoltre, la società di biotecnologie Illumina ha concordato di ritirarsi da GRAIL, dopo che la Commissione Federale del Commercio degli Stati Uniti ha dichiarato che l’associazione “avrebbe diminuito l’innovazione nel mercato statunitense nei test per la precoce individuazione di vari tipi di cancro (MCED), mentre avrebbe aumentato i prezzi e diminuito la scelta e la qualità dei test” – un punto di vista affermato il mese scorso dal Quinto Tribunale Distrettuale degli Appelli.
Anche più significativamente, la Commissione Federale del Commercio (FTC) e il Dipartimento della Giustizia hanno pubblicato linee guida aggiornate sulle fusioni che fissano importanti nuovi confini che restano saldamente incorporati nelle tradizioni legislative antitrust degli Stati Uniti. Ad esempio, le linee guida citano la Legge Clayton del 1914, che era stata concepita per ostacolare sul nascere situazioni anti competitive, proibendo fusioni e acquisizioni i cui effetti “possono sostanzialmente ridurre la competizione”. Quel “possono” è fondamentale, perché niente può essere previsto con assoluta certezza. Nel 2012, si poteva essere abbastanza sicuri che l’acquisizione di Instagram da parte di Facebook avrebbe ridotto la competizione. Ma l’Amministrazione di Barack Obama non era altrettanto vigile sulla agglomerazione del potere di mercato della Amministrazione Biden.
Le nuove linee guida pongono anche una maggiore enfasi sul cosiddetto arroccamento, l’idea che le acquisizioni e le fusioni possono approfondire, espandere e prolungare il potere di mercato di un’impresa. Questo cambiamento implica che la competizione sarà considerata come un fenomeno dinamico, come dovrebbe essere. È rilevante che saranno soggette ad un esame più attento non solo le fusioni orizzontali (tra imprese sulla stessa linea di attività economiche), ma anche quelle verticali (dove un’impresa acquista un fornitore o un cliente essenziale).
Sappiamo da tempo che sotto condizioni di limitata competizione (che è la realtà in molti settori per molti paesi), tali fusioni possono avere potenti effetti negativi. Tuttavia gli “economisti di Chicago” hanno sostenuto, ribadendo che i mercati sono naturalmente competitivi, che le autorità dovrebbero concentrarsi soltanto sulle fusioni orizzontali e sulle acquisizioni, e in generale i tribunali hanno concordato. La decisione sul caso Illumina/GRAIL indica che i giudici hanno cominciato a riconoscere i pericoli costituiti dalle fusioni verticali.
Allo stesso modo, le nuove linee guida aiuteranno le autorità antitrust a misurarsi con le grandi piattaforme dove si stanno manifestando buona parte dei comportamenti anti competitivi odierni – dalle carte di credito, alle prenotazioni dei voli aerei e dei biglietti dei teatri alla condivisione dei passaggi in auto (per una piena informazione: io sono stato un consuente tecnico in alcuni di questi casi). I prolungati elevati rendimenti che affluiscono alle piattaforme dominanti sono divenuti osceni. È particolarmente importante erodere sul nascere il dominio di mercato in questi casi; l’approccio dinamico delle nuove linee guida potrebbe essere particolarmente efficace.
Soffriamo tutti per il potere di mercato, giacché esso distorce i mercati in modi che riducono la produttività complessiva e permettono alle imprese di alzare i prezzi, di conseguenza abbassando i livelli di vita. Nello stesso tempo, la combinazione di un crescente potere di mercato e dell’indebolimento del potere dei lavoratori ha abbassato i salari, erodendo ancora di più i livelli di vita.
Smith aveva ragione: la lotta contro il potere di mercato non finisce mai. Ma l’Amministrazione Biden ha almeno segnato un punto a vantaggio degli americani comuni. Si tratta ancora di un’altra realizzazione impressionante in un contesto politico straordinariamente ostile.
[1] La ‘progettazione di interfaccia’ è il procedimento che i progettisti utilizzano per costruire interfaccia nel software e nei congegni computerizzati, concentrandosi sull’aspetto e sullo stile.
By mm
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