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Nessuna barbarie senza poesia, di SLAVOJ ŽIŽEK (da Project Syndicate, 5 aprile 2024)

 

Apr 5, 2024

No Barbarism Without Poetry

SLAVOJ ŽIŽEK

slavoi

LJUBLJANA – When the basic pact that holds society together is crumbling, which appears to be happening worldwide, wild rumors and conspiracy theories proliferate. Even, or especially, when the message is obviously nonsensical, it can evoke deep-seated fears and prejudices.

A perfect example of this, which I have noted previously, occurred in late August 2023, when a priest known as “Father Anthony” ceremoniously doused holy water on a 26-foot-tall statue of Stalin in Russia’s Pskov region. Though the Church had suffered during the Stalin era, he explained, “thanks to this we have lots of new Russian martyrs and confessors to whom we now pray and are helping us in our Motherland’s resurgence.” This logic is just a step away from claiming that Jews should thank Hitler for creating the conditions that allowed for the State of Israel. If that sounds hyperbolic, or like a bad joke, consider that some Zionist extremists close to the Israeli government openly advocate exactly this position.

To understand the success of such perverted argumentation, we should first note that, in developed countries, unrest and revolts tend to explode when poverty has ebbed. The protests of the 1960s – from the soixante-huitards in France to the hippies and Yippies in the United States – unfolded during the golden age of the welfare state. When people are living well, they come to desire even more.

One must also account for the surplus enjoyment that social and moral perversion can bring. Consider the Islamic State’s recent attack on Crocus City Hall in Moscow, in which 144 people were killed. What some call a terrorist attack others call an act of armed resistance in response to the massive destruction wrought by the Russian military in Syria. But whatever the case, something notable happened after the attack: Russian security forces not only admitted to torturing the suspects whom they had arrested; they publicly displayed it.

“In a graphic video posted on Telegram,” writes Julia Davis of the Center for European Policy Analysis, “one of the detained had his ear cut off and was then forced to eat it by one of his interrogators.” No wonder some Israeli hardliners look to Russia as a model for dealing with arrested Hamas members.

Russian officials did it not just to deter potential future attackers, but also to give pleasure to fellow members of the tribe. “I never expected this from myself,” writes Margarita Simonyan, a Russian propagandist who heads the state-owned media outlet RT, “but when I see how they are brought into the court crooked, and even this ear, I feel extremely satisfied.” Nor is this phenomenon confined to Russia. In Tennessee, some lawmakers want to restore public hangings (from trees, no less) for those who receive the death penalty.

Where do such acts end? Why not just bring back the premodern practice of publicly torturing alleged criminals to death? More to the point, how can “normal” people be brought to the point where they would enjoy such sadistic spectacles?

The short answer is that it requires the unique power of some kind of mythic discourse, religion, or poetry. As the reluctant Nazi fellow-traveler Ernst Jünger explained, “Any power struggle is preceded by a verification of images and iconoclasm. This is why we need poets – they initiate the overthrow, even that of titans.”

One finds poetry playing an important role in Israel. On March 26, Haaretz ran a story explaining “how Israel’s army uses revenge poetry to boost morale.” An anthology published by the Israel Defense Forces includes poems that “express a desire for vengeance and paint the combat in Gaza as a religious war.” In an October 13 announcement soliciting submissions, the IDF invited potential contributors “to embark on a poetic journey and reignite the great Israeli spirit,” so as to “raise the spirit in wartime.”

Apparently, Israeli Prime Minister Binyamin Netanyahu’s references to Amalek (the Jews’ biblical enemy in the Torah) after October 7 were not enough. They needed to be supplemented by modern verse. Or perhaps Netanyahu’s biblical reference conveyed more than he wanted to say. After all, according to the Old Testament, when the wandering Jews reached the hills above the valley in Judea where the Amalekites lived, Jehovah appeared and ordered Joshua to kill them all, including their children and animals. If that is not “ethnic cleansing,” the term has no meaning at all.

It is worth remembering that Germany was known as the land of Dichter und Denker (poets and thinkers), before its turn toward Richter und Henker (judges and executioners). But what if the two versions are more similar than they appear? If our world is gradually becoming a world of poets and executioners, we will need more judges and thinkers to counter the new tendency and regain our moral footing.

 

Nessuna barbarie senza poesia,

di SLAVOJ ŽIŽEK

 

LUBIANA – Quando il patto fondamentale che tiene assieme la società si sgretola, il che sembra stia avvenendo in tutto il mondo, proliferano dicerie e teorie della cospirazione feroci. Anche, o specialmente, quando il messaggio è evidentemente privo di senso, esso può evocare paure e pregiudizi radicati.

Un esempio perfetto di questo, che avevo notato in precedenza, accadde sulla fine di agosto del 2023, quando un sacerdote noto come “padre Antonio” cerimoniosamente cosparse con acqua benedetta una statua di Stalin alta otto metri nella regione russa di Pskov. Per quanto la Chiesa avesse sofferto durante l’epoca di Stalin, egli spiegò che “grazie a questo abbiamo un gran numero di martiri russi ai quali adesso rivolgiamo le nostre preghiere e che ci stanno aiutando nella rinascita della nostra patria”.  Questa logica è poco distante dal sostenere che gli ebrei dovrebbero ringraziare Hitler per aver creato le condizioni che hanno permesso lo stato di Israele. Se ciò sembra esagerato, o simile ad uno scherzo di cattivo gusto, si consideri che alcuni estremisti sionisti vicini al Governo di Israele sostengono esattamente questa posizione [1].

Per comprendere il successo di questo argomento perverso, si dovrebbe anzitutto notare che, nei paesi sviluppati, i disordini e le rivolte tendono ad esplodere quando la povertà è in declino. Le proteste degli anni ‘960 – dal sessantotto agli hippies ed ai Yippies [2] negli Stati Uniti – si imposero nell’età dorata dello stato del benessere. Quando le persone vivono bene, arrivano a desiderare sempre di più.

Si deve anche mettere in conto il surplus di eccitazione che la perversione sociale e morale può comportare. Si consideri il recente attacco dello Stato Islamico al Crocus City Hall di Mosca, dove sono state assassinate 144 persone. Quello che alcuni chiamano un attacco terrorista, altri lo definiscono un atto di resistenza armata alla massiccia distruzione operata dall’esercito russo in Siria. Ma in ogni caso, è accaduto qualcosa di notevole dopo l’attacco: le forze di sicurezza russe hanno non solo ammesso di torturare i sospetti che avevano arrestati; l’hanno mostrato pubblicamente.

“In una videografica pubblicata su Telegram”, scrive Julia Davis del Centro per l’Analisi Europea della Politica, “uno dei detenuti aveva l’orecchio tagliato ed era stato costretto a mangiarlo da uno dei suoi interroganti”. Non sorprende che alcuni estremisti israeliani guardino alla Russia come un modello per trattare i membri arrestati di Hamas.

I dirigenti russi l’hanno fatto non solo per scoraggiare potenziali futuri attaccanti, ma anche per fare piacere ai colleghi della propria tribù. Scrive Margarita Simonyan, una propagandista russa a capo della agenzia mediatica di proprietà statale RT: “Questo non me lo sarei aspettato da me stessa, ma quando ho visto come sono stati portati malmessi nel tribunale, e persino quell’orecchio, mi sono sentita estremamente soddisfatta”. Né si tratta di un fenomeno limitato solo alla Russia. Nel Tennessee, alcuni legislatori vogliono ripristinare le impiccagioni pubbliche (agli alberi, niente di meno) per coloro che ricevono la pena di morte.

Dove vanno a finire tali azioni? Perché proprio non restaurare la pratica premoderna delle torture pubbliche sino alla morte su presunti criminali? Più precisamente, come le persone “normali” possono essere portate sino al punto di godere di tali sadici spettacoli?

La risposta in breve, è che ciò richiede il potere unico di un qualche genere di discorso mitico, della religione o della poesia. Come il riluttante compagno di viaggio dei nazisti Ernst Jünger spiegava: “Ogni lotta di potere è preceduta da una verifica di immagini e da una iconoclastia. Questa è la ragione per la quale abbiamo bisogno dei poeti – essi danno inizio al rovesciamento, persino a quello dei titani”.

Si scopre che la poesia sta giocando un ruolo importante in Israele. Il 26 marzo, Haaretz ha pubblicato un articolo che spiega “come l’esercito israeliano utilizzi una poesia di vendetta per sollevare il morale” Una antologia pubblicata dalle Forze Israeliane di Difesa (IDF) comprende poesie che “esprimono un desiderio di vendetta e illustrano il combattimento a Gaza come una guerra religiosa”. In un annuncio del 13 ottobre che sollecitava presentazione di proposte, lo IDF invitava i potenziali contribuenti a “imbarcarsi in un viaggio poetico ed a riaccendere il grande spirito israeliano”, in modo da “elevare lo spirito in tempo di guerra”.

A quanto sembra, i riferimenti del Primo Ministro israeliano Binyamin Netanyahu ad Amalek (il nemico biblico degli ebrei nella Torah) dopo il 7 di ottobre non erano stati sufficienti. Avevano bisogno di essere integrati con versi moderni. O forse il riferimento biblico di Netanyahu trasmetteva più di quanto egli volesse dire. Dopo tutto, secondo il Vecchio Testamento, quando gli ebrei erranti raggiunsero le colline sopra la valle della Giudea dove vivevano gli amaleciti, Geova apparve ed ordinò a Giosuè di ucciderli tutti, compresi i loro figli e gli animali. Se non si tratta di “pulizia etnica”, il termine non ha alcun significato.

Merita di essere ricordato che la Germania era nota come la terra dei Dichter und Denker (dei poeti e dei pensatori), prima che si volgesse ai Richter und Henker (ai giudici ed agli esecutori). Ma che accade se le due versioni fossero più simili di quanto sembrano? Se il nostro mondo sta diventando sempre più un mondo di poeti e di esecutori, avremo bisogno di più giudici e pensatori per contrastare la nuova tendenza e riguadagnare le nostre fondamenta morali.

 

 

 

 

 

 

 

[1] I riferimento della connessione proviene da un articolo apparso su “Vivere” – che suppongo sia una emittente ebraica – nel quale si illustrano alcune teorie di rabbini che insegnano ad un seminario, che in pratica sostengono tra l’altro i fondamenti di una argomentazione interamente razzistica. Gli arabi desidererebbero essere schiavi degli ebrei, considerata la loro impotenza ad essere altro, ed Hitler aveva un torto sostanziale ma unico, di essere ‘dalla parte sbagliata’ (ovvero, per il resto faceva cose necessarie).

[2] Cosa fossero gli hippies è noto. I Yippies erano – suppongo soprattutto negli Stati Uniti –  i soci di una associazione denominata Partito Internazionale della Gioventù (YIP) che organizzavano ‘teatro di strada’, controinformazione su tematiche radicali etc. Ovvero, in qualche modo politicamente più attivi dei primi.

 

 

 

 

 

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