NEW YORK – The timing of China’s new stimulus package is not coincidental. Arriving just before the 75th anniversary of the People’s Republic, the announcement was well-received by equity investors, leading to a surge of more than 15% in the country’s main stock indices.
The new package is reminiscent of the CN¥4 trillion ($568 billion) stimulus China introduced in late 2008 to shield its economy from the 2008-10 global financial crisis. That earlier package successfully made China one of the only major economies that did not suffer a severe recession, and in fact raised China’s real GDP growth to 10% in 2010. It also provided a much-needed boost to global demand for other countries.
This time, the global impact of China’s stimulus package will hinge on several key factors, including its size and reach, its success in enhancing domestic growth, and the strength of the country’s economic ties to other countries.
The current stimulus package consists of three main components. First, it increases liquidity by reducing baseline interest rates by 20 basis points, mortgage rates by 50 basis points, and commercial banks’ required reserve ratio by 50 basis points. Second, it seeks to revive the real-estate sector by lowering the minimum down payment on new home purchases. This is complemented by additional measures from local governments to boost demand for home purchases. Third, new fiscal measures, to be rolled out soon, will likely include cash transfers to low-income households and families with young children.
The recent surge in Chinese stock prices could reflect expectations of higher inflation, which would raise nominal profits, and anticipation of stronger corporate and economy-wide fundamentals. The two components have different implications for China’s economy and the rest of the world.
At this point, the Chinese economy could benefit from a bit of inflation. In September 2023, I argued that China should have implemented a large-scale stimulus package to pull itself back from the brink of a debt-deflation spiral. In other words, the current stimulus should have come one year earlier. But better late than never.
Judging from financial-market reactions, the stimulus package is believed to have alleviated concerns about the government’s willingness and ability to take bold steps to stimulate economic growth. Stock-market investors now seem more confident that China could turn its economy around and achieve stronger growth in the last quarter of this year and into 2025.
Both China and the world will need to wait and see if this optimism translates into increased consumer confidence, real investment by both private companies and state-owned firms, and a resurgence in foreign direct investment in the months and years ahead. The positive spillovers to the global economy would also be greater if driven by stronger Chinese economic fundamentals than just higher nominal prices.
Among developed economies, Australia and South Korea stand to benefit the most from an economic rebound in China, especially if it includes even a partial recovery in the real-estate sector, which would fuel demand for Australian iron ore and other raw materials. South Korea, home to key suppliers within China’s regional and global value chains, would likely experience higher demand for its industrial exports.
If Chinese households become more willing to spend, countries that produce luxury products or attract Chinese tourists, such as France and Italy, could benefit significantly in the coming months, including around the next Chinese New Year in late January. By contrast, the United States is expected to experience more limited gains this time, owing to the many trade restrictions and technology export bans that it has imposed on China in recent years.
Japan was a major beneficiary of China’s 2008 stimulus package, with many Japanese firms – like their South Korean counterparts – serving as key suppliers to Chinese companies. Japan is also a popular destination for Chinese tourists. While China’s stimulus announcement has elicited little visible excitement on the Tokyo stock market, media reports suggest that concerns over the economic policies of Japan’s new Prime Minister, Ishiba Shigeru, may have overshadowed any expected gains.
In the developing world, Southeast Asian countries such as Thailand and Malaysia, and major commodity producers like Chile and Argentina, could benefit from an increase in Chinese demand for commodities and industrial inputs.
The stimulus package is an important first step in reviving Chinese growth. For China to unlock its long-term growth potential, however, it must also implement more structural reforms. This will include further improvements in the business climate for all firms, especially non-state-owned and foreign firms. Such reforms would encourage entrepreneurs to invest and innovate more, and motivate households to spend more. Stronger Chinese growth will not only make its citizens better off, but also will generate greater positive spillovers for the rest of the world.
Le implicazioni globali del pacchetto degli stimoli della Cina.
Di Shang-Jin Wei
NEW YORK – La tempistica del nuovo pacchetto di stimoli non è fortuita. Arrivando proprio prima del 75° anniversario della Repubblica del Popolo, l’annuncio è stato bene accolto dagli investitori azionari, portando ad un’impennata di più del 15% nei principali indici azionari del paese.
Il nuovo pacchetto ricorda lo stimolo di 4 mila miliardi di yuan (568 miliardi di dollari) che la Cina introdusse alla fine del 2008 per proteggere la sua economia dalla crisi finanziaria globale del 2008-10. Quel precedente pacchetto ebbe successo nel rendere la Cina una delle poche importanti economie che non soffrì una grave recessione, e di fatto elevò la crescita del PIL reale della Cina del 10% nel 2010. Esso fornì anche un incoraggiamento molto necessario alla domanda globale per gli altri paesi.
Questa volta, l’impatto globale dello stimolo cinese dipenderà da vari fattori principali, compresa la sua dimensione ed estensione, il suo successo nell’aumentare la crescita interna e la forza dei legami economici del paese con altri paesi.
L’attuale pacchetto di stimolo consiste di tre principali componenti. Anzitutto, esso accresce la liquidità riducendo i tassi di interesse di riferimento di 20 punti base, i tassi dei mutui di 50 punti base e la percentuale delle riserve richieste alle banche commerciali di 50 punti base. In secondo luogo, esso cerca di rianimare il settore immobiliare abbassando l’anticipo minimo sugli acquisti di nuove abitazioni. Questo è completato da misure aggiuntive dei governi locali per sostenere la domanda degli acquisti di abitazioni. In terzo luogo, nuove misure di finanza pubblica, da presentare rapidamente, probabilmente includeranno trasferimenti di contante alle famiglie con bassi redditi ed a quelle con figli piccoli.
La recente impennata dei valori azionari cinesi potrebbe riflettere aspettative di maggiore inflazione, che eleverebbe i profitti nominali, e l’anticipazione di più forti fondamentali delle società e dell’economia in generale. Le due componenti hanno implicazioni diverse per l’economia cinese e per il resto del mondo.
A questo punto, l’economia cinese potrebbe beneficiare di un po’ di inflazione. A settembre del 2023, sostenevo che la Cina avrebbe dovuto mettere in atto un pacchetto di stimoli su ampia scala, per sottrarsi dal ciglio di una spirale di debito-deflazione. In altre parole, l’attuale stimolo avrebbe dovuto arrivare un anno prima. Ma meglio tardi che mai.
A giudicare dalle reazioni dei mercati finanziari, si ritiene che il pacchetto di stimoli abbia mitigato le preoccupazioni sulla volontà e capacità del Governo di fare passi coraggiosi per stimolare la crescita economica. Gli investitori sui mercati azionari adesso sembrano più fiduciosi che la Cina possa dare una svolta alla sua economia e realizzare una crescita più forte nell’ultimo trimestre di quest’anno e nel 2025.
Sia la Cina che il mondo dovranno aspettare per vedere se questo ottimismo di traduce in accresciuta fiducia dei consumatori, in investimenti reali sia dalle società private che da quelle statali e in una ripresa, nei mesi e negli anni prossimi, degli investimenti diretti stranieri. Le ricadute positive sull’economia globale sarebbero anche maggiori se guidate da fondamentali economici cinesi più forti, anziché soltanto da prezzi nominali più elevati.
Tra le economie sviluppate, l’Australia e la Corea del Sud si predispongono al massimo beneficio da una ripresa economica in Cina, particolarmente se essa comprenderà anche una parziale ripresa nel settore immobiliare, che alimenterebbe la domanda per i minerali ferrosi australiani e per altre materie prime. La Corea del Sud, patria dei fornitori all’interno delle catene regionali e globali del valore della Cina, conoscerebbe probabilmente una superiore domanda per le sue esportazioni industriali.
Se le famiglie cinesi divengono più disponibili a spendere, i paesi che producono beni di lusso o attraggono turisti cinesi, come la Francia e l’Italia, ne trarrebbero beneficio in modo significativo nei prossimi mesi, compresi quelli attorno al Nuovo Anno Cinese alla fine di gennaio. Al contrario, questa volta ci si aspetta che gli Stati Uniti abbiano vantaggi più limitati, a seguito delle molte restrizioni commerciali e messe al bando delle esportazioni tecnologiche che essi hanno imposta alla Cina negli anni recenti.
Il Giappone fu un beneficiario importante del pacchetto di stimoli della Cina del 2008, con molte imprese giapponesi – come le loro omologhe sud coreane – che operano come fornitori fondamentali per le società cinesi. Il Giappone è anche una destinazione popolare per i turisti cinesi. Mentre l’annuncio dello stimolo cinese ha provocato poca eccitazione visibile sul mercato azionario di Tokyo, i resoconti dei media indicano che le preoccupazioni sulle politiche economiche del nuovo Primo Ministro del Giappone, Ishiba Shigeru, possono aver messo in secondo piano tutti i vantaggi attesi.
Nel mondo in via di sviluppo, i paesi del sudest asiatico come la Thailandia e la Malesia, e importanti produttori di materie prime come il Cile e l’Argentina, potrebbero trarre beneficio da una crescita della domanda cinese di materie prime e di prodotti industriali.
Il pacchetto degli stimoli è un importante primo passo nel rianimare la crescita cinese. La Cina, tuttavia, per liberare il suo potenziale di crescita a lungo termine, deve anche rendere effettive maggiori riforme strutturali. Questo comporterà ulteriori miglioramenti nel clima degli affari per tutte le imprese, particolarmente per quelle non possedute dallo Stato e straniere. Tali riforme incoraggerebbero gli imprenditori ad investire ed a innovare maggiormente, e motiverebbero le famiglie a spendere di più. Una crescita cinese più forte non solo renderà i suoi cittadini più benestanti, ma produrrà anche maggiori ricadute positive per il resto del mondo.
By mm
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