1 dicembre 2024
Questo articolo riguarderà il contesto e i probabili effetti geopolitici della guerra tra Russia ed Ucraina. Le radici del conflitto tra Russia ed Ucraina sono relativamente chiare. Esse risalgono al modo in cui terminò la Guerra Fredda, o meglio al modo in cui la fine della Guerra Fredda venne percepita negli Stati Uniti e nell’Unione Sovietica.
Lo sfondo
Negli Stati Uniti e nell’Occidente, la fine della Guerra Fredda venne considerata quasi come una vittoria incondizionata di un complesso di paesi e del sistema di capitalismo liberale al quale erano associati. Non è necessario riesaminare la voluminosa letteratura sulla “fine della storia” che venne allora prodotta per dimostrarlo.
In Russia al contrario, venne considerata come se il paese avesse volontariamente abbandonato un sistema e si fosse congiunto ai ranghi del capitalismo liberale. Questa vasta incomprensione è simile a quella che accompagnò la fine della Prima Guerra Mondiale e la Conferenza di Pace di Versailles. Secondo le élites occidentali, la fine della Prima Guerra Mondiale arrivò quando la Germania fu sconfitta. Tuttavia, per i tedeschi la fine della Grande Guerra fu un armistizio, nel quale oltretutto furono loro a mantenere le truppe sul territorio straniero anziché il contrario. Questo fraintendimento influenzò i due decenni successivi e, in congiunzione con la Grande Depressione, portò Hitler al potere.
Le differenze nel modo in cui venne percepita la fine della guerra negli Stati Uniti e in Russia portarono a differenze nelle aspettative sul nuovo ordine mondiale. Per i russi le aspettative non erano quelle di una potenza sconfitta ma semplicemente quelle di una potenza che aveva cambiato campo e credettero che il suo significato e le sue dimensioni dessero loro il diritto ad un ruolo importante entro la nuova struttura geopolitica. Questo spiega la creazione del NATO-Russia Council (NRC) [2], che alla Russia faceva piacere considerare come una mossa fondamentale verso quel ruolo, e che l’Occidente considerava come un esercizio in gran parte privo di significato, fatto per soddisfare la vanità da grande potenza della Russia.
Nell’opinione delle élites russe, la posizione che la Russia avrebbe dovuto avere nel nuovo ordine, sebbene non eguale a quella degli Stati Uniti, sarebbe stata alla pari con quella dei paesi del “secondo circolo”. Questo implicava che gli egemoni avrebbero accettato che la Russia avesse una zona di influenza , nello stesso modo nel quale gli Stati Uniti tollerano la zona di influenza francese nell’Africa Occidentale e la perdurante influenza del Regno Unito (UK) nei molti paesi del Commonwealth. Ma queste aspettative rimasero inappagate. È significativo che gli Stati Uniti non abbiano mai riconosciuto come una organizzazione internazionale la Comunità degli Stati Indipendenti [3] – una associazione non rigida costruita sulle stesse regole dell’Unione Sovietica – precisamente perché la consideravano un tentativo della Russia per mantenere una sua propria zona di influenza. È divenuto sempre più chiaro per i gruppi dirigenti russi che gli Stati Uniti non avrebbero accettato nessun ruolo speciale per la Russia nella regione che era appartenuta al passato Impero Russo o all’Unione Sovietica.
L’Ucraina ha giocato un ruolo fondamentale nella gara per l’influenza a causa delle sue dimensioni e della sua percezione da parte della Russia come la più vicina “nazione sorella”. Di conseguenza, per ragioni culturali e storiche, l’Ucraina era considerata una nazione nella quale la Russia si aspettava di avere una significativa influenza. Ma è stata precisamente quella vicinanza che ha generato ostilità in una parte considerevole del gruppo dirigente politico ucraino, che voleva un esplicito rafforzamento delle distinzioni. Le differenze tra la Russia e l’Ucraina, sebbene nascoste al tempo della dissoluzione dell’Unione Sovietica, erano presenti sin dagli inizi. Solo pochi giorni dopo la firma degli accordi di Belaveža che dissolsero l’Unione Sovietica, Boris Eltsin – che in 99 casi su 100 sosteneva l’indipendenza dell’Ucraina – proclamava nella Duma russa che gli accordi non implicavano una accettazione russa dei confini “leninisti” e più o meno delineava il (…..) territorio lungo le stesse linee che attualmente (…..) le province ucraine e la Crimea (Zabok, 2022). D’altra parte, per gli Stati Uniti l’Ucraina era uno strumento particolarmente utile per minare l’influenza russa nella passata Unione Sovietica. Essa si uniformava alle idee che furono inizialmente espresse da Zbignew Brzezinski ne “La grande scacchiera: il primato americano ed i suoi imperativi geostrategici”, sostenendo che la Russia avrebbe cessato di essere un Impero soltanto se fosse stata privata dell’Ucraina.
Tra gli esiti estremi
Mentre il retroterra della guerra è relativamente chiaro, gli effetti geopolitici della guerra sono molto difficili da prevedere, abbracciando potenzialmente un’ampia gamma tra i due esiti estremi. Uno di tali risultati sarebbe una sconfitta totale dell’Ucraina dove un’Ucraina superstite continuerebbe ad esistere ma cadrebbe sotto il pieno controllo della NATO, con quest’ultima rappresentata principalmente dalla Polonia. L’Ucraina potrebbe allora essere di fatto divisa tra la NATO (cioè, la Polonia) e la Russia, nello stesso modo i cui la Polona fu divisa tra l’Unione Sovietica e la Germania nazista. L’altro esito estremo sarebbe la sconfitta totale della Russia, che probabilmente si porterebbe dietro lo sgretolamento della Federazione Russa non solo tra le varie componenti a dominio musulmano e il resto della Russia ma persino tra varie parti delle estesa Federazione Russa.
Lasciando da parte questi due scenari estremi, nessuno dei quali appare oggi molto probabile, dovremmo concentrarci sugli sviluppi che possono essere previsti con una qualche maggiore probabilità. A me pare che esistano due risultati del genere.
Il primo è che la Russia dovrà, per la forza delle circostanze, orientarsi fuori dall’Occidente. Questo sarà un cambiamento storico, giacché la Russia, proprio sin dai suoi inizi come Impero, si è indirizzata verso l’Occidente, culturalmente e tecnologicamente, allo scopo di raggiungerlo attraverso la modernizzazione ed il progresso economico. Essa ebbe relativamente successo sulla fine del 19° secolo sotto Sergey Witte e poi sotto Stalin ed i suoi successori. Ma se le future relazioni con l’Occidente restassero politicamente (…..) ed economicamente quasi inesistenti – perché le sanzioni americane ed europee non sarebbero eliminate a meno che la Russia non accetti le condizioni che possono essere avanzate solo ad una potenza sconfitta – è difficile vedere come la Russia possa evitare di indirizzarsi verso i Sud e l’Est, anziché verso l’Occidente. L’estraneazione economica, il cordone sanitario come quello che esistette contro l’Unione Sovietica negli anni ‘920, resterebbero. Le sanzioni occidentali sono rapide ad imporsi e molto lunghe da cancellarsi come mostrano le esperienze dell’Unione Sovietica, di Cuba, dell’Iran e del Venezuela. L’economia russa dovrà orientarsi molto di più verso la Cina, l’India, l’Iran, gli Stati del Golfo ed altri paesi che non appartengono all’Occidente politico. Come nell’ultima settimana, ad esempio, quando quasi la metà degli Airbus A320-A321 di proprietà di società russe non hanno più potuto volare a causa di problematiche di manutenzione (Kommersant 2024). Secondo fonti russe, più del 90% della produzione che è automatizzata in Russia dipende da software prodotto in Occidente. Tale dipendenza non è impossibile da superare (ad esempio, le auto cinesi sono già divenute le più popolari in Russia, mentre la loro quota prima della guerra era vicina allo zero), ma ci vorranno tempo, sforzi e, ancora più importante, risorse. In aggiunta, si deve considerare la enorme distanza che esiste tra le più grandi città russe, tutte vicine all’Europa, ed i paesi collocati a Sud e ad Est della Russia. Ad un treno che percorre il tratto da Mosca a Vladivostock occorrono sette giorni e il tempo di volo di un aeroplano è di nove ore. Sarebbe molto difficile per la Russia replicare la distribuzione della potenza economica sulle due coste, perché buona parte della popolazione è attualmente concentrata ad est degli Urali.
Il secondo probabile cambiamento sarebbe di natura globale – la creazione di una gruppo di paesi come il Brasile, la Russia, l’India, la Cina e il Sudafrica (BRICS), che sono indisponibili a far parte di quello che sta emergendo come una NATO globale o un blocco occidentale globale guidato dagli Stati Uniti e che promuove il cosiddetto ordine liberale globale basato sulle regole. La guerra russo-ucraina gioca in questo caso un ruolo di catalizzatore, simile al ruolo giocato dal Covid-19 nella diffusione del lavoro da remoto. I BRICS, essendo un gruppo molto diversificato, non rappresentano un blocco e non dovrebbero essere giudicati come tale. Essi dovrebbero semplicemente essere considerati come paesi che credono che le regole occidentali – che riguardino l’interferenza negli affari interni, la promozione della democrazia, la protezione dei diritti di proprietà intellettuale, il pattugliamento dei mari o la finanza globale – non sono neutrali ma servono all’Occidente e sono state definite in un’epoca nella quale l’Occidente controllava le istituzioni internazionali e quindi la fissazione delle regole.
Mentre la Russia sta obiettivamente contribuendo all’erosione di tale ordine occidentale ed a un ritorno alle regole proclamate dall’atto costitutivo delle Nazioni Unite, essa lo sta facendo paradossalmente in violazione proprio delle regole dell’atto costitutivo. Ovviamente, questa è la situazione a causa dell’invasione dell’Ucraina, che per le regole delle Nazioni Unite è uno Stato indipendente e in quanto tale gode dell’integrità territoriale garantita, con il diritto di appellarsi alla sicurezza collettiva allo scopo di farla rispettare. C’è quindi una situazione molto insolita di un paese che si pronuncia per l’osservanza dell’atto costitutivo delle Nazioni Unite e contemporaneamente lo viola. In ciò, ovviamente, la Russia può a fatica essere considerata unica, come mostrano la guerra statunitense e britannica in Iraq, o l’annessione da parte di Israele delle Alture del Golan e di Gerusalemme Orientale. Putin, in un recente incontro del Club di Dibattito Valdai [4], ha fatto di tutto per dare una spiegazione di questa contraddizione sostenendo che ciò che la Russia ha fatto non era in contravvenzione della legge internazionale perché l’invasione era motivata dalla discriminazione delle minoranza russa e del suo diritto alla autodeterminazione (Kolosnikov, 2024). Tuttavia, nella corretta interpretazione delle regole delle Nazioni Unite, l’integrità territoriale ha la precedenza semplicemente perché i paesi, divenendo membri delle Nazioni Unite, automaticamente godono della protezione territoriale all’interno dei confini con i quali sono stati accettati.
Verso un sistema multipolare
Un mondo multipolare sta emergendo a causa della logica dello sviluppo economico. Paesi molto grandi con incrementi ulteriori attesi nella popolazione e nel prodotto interno lordo (PIL) non sono più disponibili ad accettare la tutela delle potenze occidentali, molte delle quali (non necessariamente gli Stati Uniti, ma certamente paesi in Europa) sono in declino, sia nei termini della loro complessiva importanza economica che in termini di popolazione. Mentre è ben noto il fatto che la Cina abbia sorpassato gli Stati Uniti per le dimensioni del suo PIL (…..) espresso in dollari internazionali ed abbia adesso un PIL più grande di un quarto degli americani, non è sufficientemente compreso che tali sviluppi stanno avvenendo tra altre economie asiatiche e occidentali. Ad esempio, 40 anni fa l’India e il Regno Unito avevano la stessa quota del PIL globale espresso a parità del potere di acquisto o in dollari internazionali (3% ciascuno), adesso la quota dell’India è il (….[5]) mentre la quota del Regno Unito è il 2%. In modo simile le economie indonesiana e tedesca attorno al 1980 erano della stessa dimensione, mentre oggi l’economia indonesiana è quattro volte più grande. In tali condizioni, difficilmente ha senso mantenere il voto e la struttura di potere di organismi internazionali come le Nazioni Unite, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, dove i paesi europei sono pesantemente sovra rappresentati a confronto delle dimensioni della loro popolazione e del loro potere economico. La riforma di tali istituzioni, tuttavia, è quasi impossibile perché dovrebbero acconsentire coloro che detengono il diritto di veto. Questa è la ragione per la quale i BRICS si sono indirizzati alla creazione di nuove istituzioni finanziarie ed economiche che replicherebbero le esistenti ma sarebbero controllate diversamente.
L’attuale transizione ad un mondo multipolare è peculiare nel senso che è una transizione da quello che venne definito da Raymond Aron, nel suo monumentale Pace e Guerra, un mondo bipolare eterogeneo in un mondo multipolare omogeneo. Nel sistema bipolare della Guerra Fredda, ciascuno dei due blocchi aveva suoi sostenitori nei paesi dell’altro blocco. Quindi, ad esempio, l’Unione Sovietica utilizzava i Partiti comunisti nei paesi occidentali per promuovere i propri interessi; analogamente il blocco occidentale utilizzava organizzazioni non governative (NGO), il processo di Helsinki ed i movimenti dei dissidenti per promuovere i propri interessi e minare i regimi del blocco sovietico. L’emergente sistema multipolare è caratterizzato da una relativa omogeneità nel senso che pochi paesi singoli (ovvero, i poli del nuovo sistema mondiale) sarebbero capaci di influenzare la struttura del potere domestico interno di altri paesi. Di sicuro, gli Stati Uniti cercheranno di utilizzare le organizzazioni non governative ed i gruppi di ricerca per promuovere i propri interessi all’interno della Cina, ma l’influenza ideologica cinese nei paesi occidentali, in India o in Brasile è quasi nulla; lo stesso è vero per l’India verso la Cina o la Russia. Il nuovo sistema globale sarebbe dunque significativamente diverso da quello che il mondo ha conosciuto nei passati 100 anni o più. Ci saremmo spostati da un sistema bipolare eterogeneo, passando attraverso “momenti” unipolari che sono esistiti tra la disintegrazione dell’Unione Sovietica e dei regimi dell’Europa orientale allineati (…..) ad un sistema multipolare omogeneo. Le regole per un tale sistema debbono ancora essere scritte. Si spera, non soltanto col sangue.
[1] Ho trovato questo articolo pubblicato per epw.in – il sito di un settimanale indiano di economia e politica – del primo dicembre 2024, nella forma di alcune immagini apparse sul sito “X” di Milanovic. Questo spiega perché lo pubblico solo nel testo tradotto ed anche perché poche parole, dalle foto non chiaramente leggibili, non vengono tradotte.
[2] Per chiarire il significato di questo “foro” NATO-Russia, può essere utile questa spiegazione fornita da Geopolitica.info:
“Nel maggio del 2002, in occasione del Vertice Nato Russia a Roma, viene istituito il NATO-Russia Council (NRC), organo in cui entrambe le parti, mostrando fiducia reciproca, si sono impegnate a discutere su tematiche di interesse comune. La base giuridica del Consiglio è costituita dal NATO Russia Founding Act firmato a Parigi nel 1997 che definisce gli obiettivi e il meccanismo di decision-making da utilizzare nei rapporti tra le due parti. Peculiare caratteristica del NATO-Russia Council consiste nel fatto che nelle fasi di consultazione, cooperazione e decisione condivisa i due partner operano a “29” e non nella modalità NATO + 1. I settori di reciproco interesse individuati nel Founding Act e poi riportati nel 2002 nella Dichiarazione di Roma NATO-Russia Relations: A New Quality riguardano la lotta al terrorismo, la non proliferazione nucleare, la gestione delle crisi, le misure di controllo degli armamenti e di rafforzamento della fiducia, la difesa missilistica, la logistica e la cooperazione scientifica per la pace e la sicurezza. Le riunioni, presiedute dal Segretario Generale NATO sono previste su base mensile a livello diplomatico/ militare, due volte l’anno a livello ministeriale (e di capi di Stato maggiore) ed occasionalmente a livello di capi di Stato e di governo.”
[3] Traduco Commonwealth con Comunità – come in questo caso si fa di solito per non ingenerare equivoci con il Commonwealth delle Nazioni britannico.
“La Comunità degli Stati Indipendenti o CSI è un’organizzazione internazionale composta da nove delle quindici ex repubbliche sovietiche, cui si aggiunge il Turkmenistan come membro associato” (Treccani). Ad essa hanno partecipato la Georgia – sino al ritiro nel 2009; l’Ucraina, sino al ritiro ufficiale nel 2018; la Moldavia sino all’avvio della procedura di ritiro nel 2023. Restano aderenti i cinque ex Stati sovietici: Kazakhstan, Kirghizistan, Tajikistan, Turkmenistan e Uzbekistan, che pure hanno assunto posizioni differenziate da Mosca al momento della votazione della Assemblea delle Nazioni Unite sulla invasione dell’Ucraina nel 2022.
[4] Il Club Valdai è un think tank e un forum di discussione russo. Fondato nel 2004, nel contesto del ritorno della Russia nella politica internazionale inaugurato dalla prima presidenza Putin, il Valdai è specializzato nella produzione di analisi geopolitiche, nell’organizzazione di eventi per decisori politici e nella formulazione di indirizzi di politica estera.
[5] Il numero è illeggibile, ma secondo dati della Banca Mondiale nei 2017 – se calcolo esattamente – il PIL a parità di potere d’acquisto dell’India era circa il 7,5% del PIL globale, mentre quello del Regno Unito era già di poco superiore al 2%.
By mm
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