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“Alla stazione Finlandia”. Trump come uno strumento della storia. (da Global Inequality and more, 7 gennaio 2025)

 

Jan 07, 2025

“To the Finland Station”. Trump as a tool of history

Branko Milanovic

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Almost never are witnesses to historical events aware they are observing or participating in a history-changing event. Often, the very protagonists of the historical events are unaware of them too. But on January 20, 2025, we shall watch one of such events while most of the people, including the main actors, will not know what they are doing, unconscious they are fundamentally the tools of history.

January 20, 2025 marks a symbolic end to global neoliberalism. Both of its components are gone. Globalism had now been converted into nationalism, neoliberalism has been made to apply to the economic sphere only. Its social parts—racial and gender equality, free movement of labor, multiculturalism—are dead. Only low tax rates, deregulation and worship of profit remain.

I wrote about what I think Donald J. Trump’s view of the world is: profits, neo-mercantilism, non-imperialist US nationalism. Each of these individual elements can be easily defined and none of them is new or unknown. But, as is often the case with historical turning points, only when put together do such views of the world define a new ideology. Its name we do not yet know. What is known however is that it represents a break with the ideology that ruled from the 1980s, and surely from the early 1990s, to today.

Trump himself was a beneficiary of global neoliberalism. By his preferences, age, and nationality, he fully participated and profited from it. For the reasons that probably have more to do with vanity than ideology, he decided to challenge it. He did not expect to succeed.

Yet eight years later, after the first wholly unexpected presidential victory, and four years spent in the desert besieged by the locusts of courts trials, permanent media molestation, two assassination attempts, “tell-all” book revelations, judges, inquiries, false friends, “golden showers” and allegations of treason, he is back with 77 million votes and both a popular and electoral college victory.

Nobody, himself included, knows where this amalgam of ideas that he has put together will take the United States, the political West, and the world. Years from now, we shall see their logic. Elon Musk might represent them the best. He calls for the creation of a global elite, unmoored to nationalism ideologically, sentimentally and psychologically, yet using it for political purposes to assuage the lower classes. It is global Caesarism: it pays tribute to lower classes, collects their votes, pays for their outstanding credit card bills, but gives them low paying jobs and ignores them as active participants in politics except at four-year intervals. It does the same thing as the traditional middle-of-the-road Democrats and Republicans do but because its cynicism is new, it is less obvious, less resented and more believed.

By its bareness and freshness, it is a break from the ideology that reigned supreme for forty years: the threadbare rule of plutocrats that pretended to be poverty-fighters. Neoliberalism was not an ideology of blood and soil but it managed to kill many. It leaves the scene with a scent of falsehood and dishonesty. Not often has an ideology been so mendacious: it called for equality while generating historically unprecedented increases in inequality; it called for democracy while sowing anarchy, discord and chaos; it spoke against ruling classes while creating a new aristocracy of wealth and power; it called for rules while breaking them all; it funded a system of schooled mendacity that tried to erect half-lies as truths.

It ends on January 20.

 

 

 

“Alla stazione Finlandia”. [1] Trump come uno strumento della storia.

 

Quasi mai i testimoni degli eventi storici sono consapevoli di stare osservando o partecipando ad un evento che cambia la storia. Spesso, proprio i protagonisti degli eventi storici ne sono anche inconsapevoli. Eppure il 20 gennaio 2025 assisteremo ad uno di tali eventi nel mentre la maggior parte delle persone, compreso gli attori principali, non sapranno cosa stanno facendo; inconsapevoli, essi sono fondamentalmente gli strumenti della storia.

Il 20 gennaio 2025 segna una fine simbolica del neoliberismo globale. Entrambe le sue componenti si sono perse. Il globalismo è stato adesso convertito nel nazionalismo, il neoliberismo è stato concepito per applicarsi soltanto alla sfera economica. Le sue componenti sociali – l’eguaglianza razziale e di genere, il libero movimento del lavoro, il multiculturalismo – sono morte. Restano soltanto aliquote fiscali basse, deregolamentazione e culto del profitto.

Ho scritto su quella che penso sia la visione del mondo di Donald J. Trump: profitti, neomercantilismo, nazionalismo statunitense non imperialista. Ciascuno di questi singoli elementi può essere facilmente definito e nessuno di essi è nuovo o ignoto. Ma, come spesso accade con i momenti di svolta storica, soltanto quando vengono messe assieme tali visioni del mondo definiscono davvero una nuova ideologia. Quello che è noto tuttavia è che essa rappresenta una rottura con l’ideologia che ha governato il mondo dagli anni ‘980, e sicuramente dagli inizi degli anni ‘990, sino ad oggi.

Trump stesso è stato un beneficiario del neoliberismo globale. Sulla base delle sue preferenze, della sua età e nazionalità, egli ha pienamente partecipato e tratto profitto da esso. Per ragioni che probabilmente hanno più a che fare con la vanità che con l’ideologia, egli ha deciso si sfidarlo. Non si aspettava di aver successo.

Tuttavia otto anni dopo, a seguito della prima vittoria presidenziale del tutto inaspettata e di quattro anni passati nel deserto assediato dalle locuste dei processi nei tribunali, delle molestie permanenti dei media, da due tentativi di assassinio, da rivelazioni dettagliate da un libro, da giudici, da indagini, da false amicizie, da “docce dorate” [2] e da accuse di tradimento, lui è tornato con 77 milioni di voti e con una vittoria sia nel voto popolare che nel collegio elettorale.

Nessuno, incluso lui stesso, sa dove questo amalgama di idee che egli ha messo assieme porteranno gli Stati Uniti, l’Occidente politico e il mondo. Tra qualche anno, vedremo la loro logica. Elon Musk potrebbe rappresentarle nel modo migliore.  Egli sostiene una élite globale, sradicata ideologicamente, sentimentalmente e psicologicamente dal nazionalismo, che tuttavia lo utilizza per scopi politici per rasserenare le classi inferiori. È un cesarismo globale: paga un tributo alle classi più basse, raccoglie i loro voti, paga per i conti in arretrato sulle loro carte di credito, ma a loro offre posti di lavoro mal pagati e li ignora come partecipanti attivi alla politica, ad eccezioni di intervalli ogni quattro anni. Fa la stessa cosa dei tradizionali democratici e repubblicani moderati ma, poiché il suo cinismo è  nuovo, è meno evidente, meno insopportabile e più accreditato.

Per la sua nudità e freschezza, è una rottura dall’ideologia che ha regnato suprema per quaranta anni: il logoro governo di plutocrati che pretendevano di essere combattenti della gente povera. Il neoliberismo non è stata una ideologia di sangue e di terra, ma è riuscito ad uccidere molte persone. Lascia la scena con una traccia di falsità e di disonestà. Non frequentemente una ideologia è stata così menzognera: si è pronunciata per l’eguaglianza mentre generava incrementi storicamente senza precedenti di ineguaglianza; si è pronunciata per la democrazia mentre seminava anarchia, discordia e caos; parlava contro le classi dominanti mentre creava una nuova aristocrazia della ricchezza e del potere; si è pronunciata per le regole mentre le violava tutte; ha finanziato un sistema di sofisticata menzogna che cercava di erigere mezze bugie come verità.

Il 20 gennaio questo finisce.

 

 

 

 

 

 

 

[1] La “Stazione Finlandia” è, ed è stata dal 1860, una stazione ferroviaria di San Pietroburgo (o Pietrogrado o Leningrado) che gestisce i trasporti per le destinazioni occidentali, comprese Helsinky e Vyborg. Il primo nome della città – San Pietrobrugo – venne usato sino al 1° settembre 1914 e poi ai giorni nostri, a partire dal 6 settembre 1991; il secondo dal 1° settembre 1914 al 26 gennaio 1924; nel mezzo, dopo la morte di Lenin  e sino al 1991, la città venne intitolata al dirigente rivoluzionario (la data del 1914 era però espressa sulla base del calendario giuliano allora in uso in Russia).

L’espressione “Alla stazione Finlandia” fu anche il titolo di un libro dello storico americano Edmund Wilson che trattava la storia del pensiero rivoluzionario dalla Rivoluzione Francese sino, appunto, all’arrivo di Lenin presso tale stazione nel 1917, ovvero prima della Rivoluzione d’ottobre.

Nell’articolo di Milanovic, la “Stazione Finlandia” ha forse il significato della casualità con la quale vari toponimi della storia finiscono per indicare sommovimenti dei quali, al momento in cui sono frequentati, neppure i protagonisti  saprebbero indicare la sorte e gli indirizzi (anche se una caratteristica distintiva di Lenin fu, in realtà, quella di avere un’idea abbastanza precisa, e comunque tenace, di cosa si stava preparando con il suo ritorno in Russia).

[2] La “doccia dorata” non è una pioggia aurea, ma come spiegano gli psicologi “una parafilia sessuale” che segnala “un gioco reciproco di potere e sottomissione in cui un membro della coppia è dominante o attivo e l’altro dominato o passivo”.

L’11 gennaio 2017 il sito statunitense Buzzfeed “ha pubblicato integralmente dei documenti, che secondo lo stesso sito sarebbero in mano ai servizi segreti russi e Putin, in cui si narra nel dettaglio di una notte folle trascorsa da Trump presso l’Hotel Ritz Carlton di Mosca (un ‘alberghetto’ da 17mila euro a notte), tra prostitute e champagne”.  In quella notte sarebbero avvenuti anche episodi ascrivibili a quella parafilia (dal sito GQ, “Cosa sappiamo della ‘golden shower’ di Trump spiato dai russi“).

 

 

 

 

 

 

 

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