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Il boomerang di TikTok, di Angela Huyue Zhang (da Project Syndicate, 18 gennaio 2025)

 

Jan 18, 2025

The TikTok Boomerang

Angela Huyue Zhang

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LONDON – Few predicted that TikTok users in the United States would flock to the Chinese app RedNote (Xiaohongshu) in defiance of a US government ban. And yet in the space of just two days this week, RedNote became the most downloaded app in the US, gaining 700,000 users – most of them American TikTok refugees.

Since US data security was the rationale for the TikTok ban, American users’ migration to other Chinese apps only amplifies those concerns. Unlike TikTok – a platform that does not operate in China and is not subject to Chinese law – RedNote is a domestic Chinese app bound by strict Chinese regulations. Moreover, while TikTok says that it stores US user data exclusively within the US, with oversight by a US-led security team, RedNote stores its data entirely in China.

In recent years, China has introduced a series of data protection laws ostensibly aimed at safeguarding user information. But these regulations primarily target businesses, imposing far fewer constraints on government access to personal data. Chinese public authorities thus have wide discretion in requesting and accessing user data.

Beyond the issue of data privacy, US authorities also worry that TikTok might be used to influence public opinion in the US. But TikTok’s algorithms are closely monitored by Oracle, as part of a deal to address security concerns. In contrast, RedNote’s algorithms operate under the close scrutiny of the Chinese government, and the app is subject to China’s stringent content-moderation requirements, which could further shape the opinions of the TikTok refugees now flocking to the platform.

Given the rationale for the law banning TikTok, it is hard to imagine RedNote escaping similar scrutiny. Now that the US Supreme Court has upheld the TikTok law, the president will have the authority to designate RedNote as a national-security threat, too. But this process may quickly descend into a game of Whac-a-Mole. As US users migrate from one Chinese platform to another, regulators will find themselves locked in an endless cycle of banning Chinese apps.

As the list of banned apps grows, the US risks constructing its own “Great Firewall” – a mirror to the censorship strategy long employed by China. Even if Chinese apps are removed from US app stores, tech-savvy users can easily bypass such restrictions with VPNs, just as Chinese users do to access foreign platforms. That means the US government will soon confront the limits of its ability to ban Chinese apps.

Moreover, each new restriction risks fueling defiance, driving even more users toward Chinese-controlled platforms. Instead of mitigating national-security concerns, this strategy may inadvertently exacerbate them, introducing the kinds of vulnerabilities that the original ban was supposed to address.

The TikTok ban thus puts the US government in a near-untenable position, which may explain why Donald Trump is reportedly weighing options to spare TikTok (despite having initiated the ban during his first term).

Yet reversing the ban carries its own risks. As legislation passed by Congress, it cannot be repealed by executive order. In theory, Trump could direct law enforcement agencies not to enforce the ban; but that would have far-reaching consequences, not least by calling into question America’s commitment to the rule of law (again mirroring a charge the US has long leveled against China).

An alternative to banning TikTok is a forced divestiture of the app’s US operations, but that solution hinges on one critical factor: China’s approval. In 2020, China implemented restrictions on the export of technologies like recommendation algorithms – the core of TikTok’s operations – effectively giving the Chinese government veto power over any potential deal.

The TikTok dilemma thus now serves as a powerful bargaining chip for China’s leaders, granting them significant leverage in their dealings with Trump, who campaigned on a promise to impose higher import tariffs on Chinese goods. Not surprisingly, he turned to Chinese President Xi Jinping for help just hours before the Supreme Court was set to weigh in on the ban.

At the same time, the TikTok saga has handed China yet another strategic gift. Friendly interaction between TikTok refugees and Chinese netizens on RedNote has created an unprecedented opportunity for cultural exchange, something China’s rulers have long aspired to but struggled to achieve.

For over two decades, the Chinese government has aggressively tried to promote its culture and expand its influence in the US. But while it has purchased ads in Times Square and established Confucius Institutes on American university campuses, these efforts have largely failed to gain traction. Remarkably, what RedNote has achieved in just a few days seems to have eclipsed the cumulative impact of all these prior initiatives.

As I explored in my recent book, High Wire, centralized decision-making frequently results in fragile, rather than resilient, regulatory outcomes. The TikTok saga offers a stark reminder that an over-concentration of presidential power in shaping US foreign policy – particularly toward China – can lead to similar outcomes. With Trump expected to consolidate executive power, surround himself with loyalists, and operate with fewer institutional constraints during his second term, this trend seems likely to intensify, generating vast unintended consequences.

 

Il boomerang di TikTok,

di Angela Huyue Zhang

 

LONDRA –  Pochi avevano previsto che gli utilizzatori di TikTok negli Stati Uniti, in sfida ad un divieto del governo statunitense, si sarebbero riversati sulla app cinese RedNote (Xiaohongshu). E tuttavia questa settimana, nello spazio di solo due giorni, Rednote è diventata la applicazione più scaricata negli Stati Uniti, guadagnando 700.000 utenti – la maggior parte dei quali americani profughi da TikTok.

Dal momento che la sicurezza dei dati era la motivazione per la messa al bando di TikTok, l’emigrazione degli utenti americani amplifica semplicemente quelle preoccupazioni. Diversamente da TikTok – una piattaforma che non opera in Cina e non è soggetta alla legislazione cinese – Rednote è un applicazione nazionale cinese vincolata da rigide regolamentazioni cinesi. Inoltre, mentre TikTok afferma di immagazzinare i dati degli utenti statunitensi esclusivamente all’interno degli Stati Uniti, con un controllo di una squadra della sicurezza guidata dagli Stati Uniti, Rednote immagazzina i suoi dati interamente in Cina.

Negli anni recenti, la Cina ha introdotto una serie di leggi rivolte alla salvaguardia delle informazioni sugli utenti. Ma questi regolamenti si rivolgono principalmente alle imprese, imponendo molto minori limitazioni all’accesso del governo sui dati personali. La autorità pubbliche cinesi hanno quindi ampia discrezione nel richiedere ed accedere ai dati sugli utenti.

Oltre la questione della privacy sui dati, le autorità statunitensi sono anche preoccupate che TikTok possa essere utilizzata per influenzare l’opinione pubblica negli Stati Uniti. Ma gli algoritmi di TikTok sono strettamente monitorati da Oracle, un aspetto dell’accordo per affrontare le preoccupazioni sulla sicurezza. All’opposto, gli algoritmi di RedNote operano sotto la stretta vigilanza del governo cinese, e l’applicazione è sottoposta alle stringenti condizioni per la moderazione dei contenuti della Cina, che potrebbero ulteriormente dar forma alle opinioni dei profughi di TikTok che adesso si riversano sulla piattaforma.

Data la motivazione della legge sulla messa al bando di TikTok, è difficile immaginare che RedNote sfugga ad una vigilanza simile. Adesso che la Corte Suprema statunitense ha confermato la legge su TikTok, il Presidente avrà l’autorità per designare anche RedNote come una minaccia alla sicurezza nazionale. Ma questo processo può rapidamente ricadere nel modello del giochino Acchiappa la talpa. Mentre gli utenti emigrano da una piattaforma cinese all’altra, i regolatori si ritroveranno bloccati in un ciclo infinito di messe al bando delle applicazioni cinesi.

Mentre cresce la lista delle applicazioni messe al bando, gli Stati Uniti rischiano di costruire la loro “Grande muraglia parafuoco” – una immagine speculare dela strategia di censura da tempo adoperata in Cina. Persino se le applicazioni cinesi fossero messe al bando dal commercio delle applicazioni, gli utenti esperti di tecnologie possono facilmente aggirare tali restrizioni con le reti private virtuali (VPN), proprio come fanno gli utenti cinesi per accedere alle piattaforme straniere. Il che significa che il governo statunitense presto si misurerà con i limiti della sua capacità di mettere al bando le applicazioni cinesi.

Inoltre, ogni nuova restrizione rischia di alimentare la ribellione, portando sempre maggiori utenti verso le applicazioni controllate dai cinesi. Anziché mitigare le preoccupazioni sulla sicurezza nazionale, questa strategia può inavvertitamente esacerbarle, introducendo quei tipi di vulnerabilità che l’originaria messa al bando si credeva affrontasse.

La messa al bando di TikTok quindi spinge il governo statunitense in un posizione quasi ingestibile, il che può spiegare perché Donald Trump a quanto si dice stia valutando le possibilità per risparmiare TikTok (nonostante che egli avesse dato il via al bando durante il suo primo mandato).

Tuttavia, tornare indietro sul bando comporta i suoi rischi. Quando una legislazione è approvata dal Congresso, essa non può essere abrogata da una ordinanza esecutiva. In teoria, Trump potrebbe indirizzare le agenzie per la messa in atto della legge a non applicare il bando; ma questo avrebbe conseguenze assai più vaste, non ultima quella di mettere in questione l’impegno dell’America sullo stato di diritto (ancora una volta rispecchiando una accusa che da tempo gli Stati Uniti indirizzato alla Cina).

Una alternativa alla messa al bando di TikTok sarebbe quella di una cessione forzata delle operazioni statunitensi della applicazione, ma quella soluzione dipende da un fattore fondamentale: l’approvazione della Cina. Nel 2020, la Cina ha messo in atto restrizioni sull’esportazione di tecnologie quali gli algoritmi di raccomandazione [1]  – il cuore delle operazioni di TikTok – di fatto dando al governo cinese un potere di veto su ogni accordo potenziale.

Quindi in questo momento il dilemma di TikTok funziona come una potente merce di scambio per i leader cinesi, che assicura loro una significativa influenza negli accordi con Trump, che ha fatto la campagna elettorale sulla promessa di imporre più alte tariffe all’importazione dei prodotti cinesi. Non sorprendentemente egli si è rivolto per un aiuto, poche ore prima che la Corte Suprema fosse convocata per valutare la messa al bando, al Presidente cinese Xi Jinping.

Nello stesso tempo, la saga di TikTok ha consegnato alla Cina un ulteriore regalo strategico. L’amichevole interazione tra i profughi di TikTok e gli utenti in rete cinesi su RedNote ha creato una opportunità senza precedenti per lo scambio culturale, qualcosa a cui i governanti cinesi da tempo aspiravano ma facevano fatica a realizzare.

Per due decenni, il governo cinese ha aggressivamente cercato di promuovere la sua cultura e di espandere la sua influenza negli Stati Uniti. Ma mentre esso ha acquistato pubblicità a Times Square [2] e fondato Istituti Confucio sui campus delle università americane, questi sforzi in gran parte non sono riusciti a prendere piede. È notevole che ciò che RedNote solo in pochi giorni ha realizzato  pare abbia eclissato l’impatto complessivo di tutte queste precedenti iniziative.

Come ho analizzato in un mio precedente libro, High Wire, il prendere decisioni centralizzato frequentemente si risolve in risultati regolamentari fragili, anziché resilienti. La saga di TikTok offre un brusco avvertimento che una super concentrazione del potere presidenziale del dar forma alla politica estera degli Stati Uniti – in particolare verso a Cina – può condurre a effetti simili. Con Trump che ci si aspetta consolidi il potere esecutivo e si circondi di fedeli, operando con minori condizionamenti durante il suo secondo mandato, questa tendenza sembra probabile si intensifichi, generando ampie conseguenze indesiderate.

 

 

 

 

 

 

 

 

[1] Leggo che gli “algoritmi di raccomandazione” sono modelli di apprendimento che possono imparare dalla storia delle preferenze degli utenti e prevedere la lista dei temi che un utente potrebbe gradire.

[2] Che sarebbe l’area di Manhattan all’intersezione tra Broadway  e la Seventh Avenue, un iconico centro teatrale e di spettacolo. E questa è una foto che mostra la “penetrazione” di pubblicità cinese:

Times Square

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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