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Chi ha paura della Teoria Monetaria Moderna? Di James K. Galbraith (da Project Syndicate, 3 dicembre 2020)

[1] Le cui iniziali in inglese sarebbero anch’esse ‘mmt’. [2] Stephanie Bell Kelton (10 ottobre 1969) è un’economista statunitense, tra i principali autori della Teoria della Moneta Moderna e ...

Come Biden può creare buoni posti di lavoro, di Dani Rodrik (da Project Syndicate, 8 dicembre 2020)

       

Branko Milanovic e i pensieri ‘insoliti’. Di Marco Marcucci, dicembre 2020.

Presentazione di "FataTurchina": un aggiornamento

    zzz 65 (2) Le prime traduzioni di Fataturchina risalgono al 1994, ma il lavoro più organico cominciò con il 2008. Effettivamente aggiornare oggi la presentazione di questa iniziativa avviene dunque con un po’ di ritardo, a quasi dieci anni dalla prima organica presentazione, che compare nella mascherina dopo le “Note sulla traduzione”, dopo quasi trent’anni dalla prima traduzione e con tutte le novità che si sono aggiunte. Cosa è cambiato nei propositi di questa iniziativa? Può essere utile fornire i pochi dati di cui dispongo per descrivere la comunità dei lettori di Fataturchina? Ha resistito nel tempo la strana scelta di dare a queste pagine quel nome, che – come spiegai all’epoca della prima presentazione – mi venne in mente per l’uso continuo che Krugman allora faceva del termine “confidence fairy” (la “fata della fiducia”), per indicare le politiche dell’austerità? Il nome, temo, sia stato un po’ fuorviante per la curiosità del lettori o almeno di coloro che hanno gratificato la pubblicazione almeno di un accesso. Essi sono stati, a quanto pare, oltre 156.000 nell’intero periodo, e questo mi parrebbe un risultato enorme, se non fosse dipeso dal fatto che in una certa misura si trattava di ‘navigatori’ alla ricerca di altre fate, che si sono subito ritirati dopo aver constatato la stranezza dei contenuti (con tutti costoro, finalmente, mi scuso per il trabocchetto involontario). Ma molti di loro sono lettori intenzionali, come posso dedurre dal fatto che effettivamente passano un po’ di tempo ad esaminare gli articoli tradotti. In media sono al 90 per cento lettori italiani; più numerosi a Roma, poi a Milano, ma distribuiti un po’ in tutto il paese (ad esempio: Toscana, Emilia, Piemonte, Veneto, Campania, Sicilia, Sardegna, Puglia). Il restante 10 per cento viene da tutto il mondo: Europa e Russia, America del Nord e del Sud, Asia, quasi nessuno in Africa. In genere sono lettori che si trattengono per un po’ di minuti e, ovviamente, per me sono tutti anonimi, anche se lo strumento che utilizzo (che si chiama WordPress) consente di stabilire, oltre al paese, anche la città o la regione di provenienza, ed è emozionante scoprire lettori che persistono in Siberia o alle Bahamas. Le prime traduzioni di Fataturchina risalgono al 1994, ma il lavoro più organico cominciò con il 2008. Effettivamente aggiornare oggi la presentazione di questa iniziativa avviene dunque con un po’ di ritardo, a quasi dieci anni dalla prima organica presentazione, che compare nella mascherina dopo le “Note sulla traduzione”, dopo quasi trent’anni dalla prima traduzione e con tutte le novità che si sono aggiunte. Cosa è cambiato nei propositi di questa iniziativa? Può essere utile fornire i pochi dati di cui dispongo per descrivere la comunità dei lettori di Fataturchina? Ha resistito nel tempo la strana scelta di dare a queste pagine quel nome, che – come spiegai all’epoca della prima presentazione – mi venne in mente per l’uso continuo che Krugman allora faceva del termine “confidence fairy” (la “fata della fiducia”), per indicare le politiche dell’austerità? Il nome, temo, sia stato un po’ fuorviante per la curiosità del lettori o almeno di coloro che hanno gratificato la pubblicazione almeno di un accesso. Essi sono stati, a quanto pare, oltre 156.000 nell’intero periodo, e questo mi parrebbe un risultato enorme, se non fosse dipeso dal fatto che in una certa misura si trattava di ‘navigatori’ alla ricerca di altre fate, che si sono subito ritirati dopo aver constatato la stranezza dei contenuti (con tutti costoro, finalmente, mi scuso per il trabocchetto involontario). Ma molti di loro sono lettori intenzionali, come posso dedurre dal fatto che effettivamente passano un po’ di tempo ad esaminare gli articoli tradotti. In media sono al 90 per cento lettori italiani; più numerosi a Roma, poi a Milano, ma distribuiti un po’ in tutto il paese (ad esempio: Toscana, Emilia, Piemonte, Veneto, Campania, Sicilia, Sardegna, Puglia). Il restante 10 per cento viene da tutto il mondo: Europa e Russia, America del Nord e del Sud, Asia, quasi nessuno in Africa. In genere sono lettori che si trattengono per un po’ di minuti e, ovviamente, per me sono tutti anonimi, anche se lo strumento che utilizzo (che si chiama WordPress) consente di stabilire, oltre al paese, anche la città o la regione di provenienza, ed è emozionante scoprire lettori che persistono in Siberia o alle Bahamas. (prosegue)

Il fantasma del futuro sabotaggio, di Paul Krugman (New York Times, 21dicembre 2020)

L'accordo raggiunto nel Congresso per la nuova legge di aiuti ai cittadini è un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto: renderà i prossimi mesi meno infernali di quello che sarebbero stati, ma non coprirà un periodo sufficientemente lungo, e se dopo le elezioni per i seggi del Senato in Georgia i repubblicani continueranno ad avere la maggioranza in quel ramo del Congresso, il quadro sarà fosco. E' infatti chiaro che i repubblicani hanno siglato l'accordo principalmente perché il non farlo - come ha detto Mitch McConnell - avrebbe molto indebolito le possibilità di successo dei loro candidati.

I cani del debito che non abbaiavano, di Barry Eichengreen (da Project Syndicate, 11 dicembre 2020)

[1] BlackRock è la più grande società di investimento nel mondo con sede a New York. Gestisce un patrimonio totale di quasi 8.000 miliardi $ (2020), di cui un ...

Gli agricoltori contro lo Stato Indiano, di Jayati Ghosh (da Project Syndicate, 11 dicembre 2020)

       

Il ritorno dei falsi falchi del deficit, di Paul Krugman (New York Times, 17 dicembre 2020)

Pare che di delinei una intesa tra repubblicani e democratici su una nuove legge di aiuti per la pandemia e questa è una buona notizia, perché qualcosa è meglio di niente. Ma l'intesa dovrebbe prevedere una estensione dei sussidi speciali di disoccupazione solo per dieci settimane. Questo non ha senso, perché chi ha perso il lavoro avrà bisogno di quegli aiuti sino al 2021 inoltrato. I repubblicani sembra che faranno passare questa soluzione nel timore che un boicottaggio completo possa compromettere l'esito degli 'spareggi' per il Senato in Georgia. Ma questo è un segnale di pessimo augurio, perché indica che quando Biden avrà fatto il giuramento, saranno pronti a bloccare qualsiasi sua proposta.

Quando i repubblicani cominciarono a odiare i fatti? Di Paul Krugman (New York Times, 14 dicembre 2020)

I repubblicani hanno passato i mesi scorsi a negare che fossimo contagiati da una pandemia mortale, mentre oggi negano di aver perso le elezioni. Difficile sostenere che anzitutto credano nelle loro opinioni; chi crede in qualcosa è influenzabile dai fatti. Il punto è che credono soltanto in quello che corrisponde ai loro obbiettivi; la verità oggettiva è scomparsa dalla politica. Pensare che tutto sia cominciato con Trump è ingenuo. Se una epoca deve essere individuata, è piuttosto con Reagan. Pochi rammentano che quello fu un periodo nel quale i repubblicani negavano le piogge acide e pensavano che l'evoluzionismo fosse solo una teoria, e che nelle scuole dovesse essere insegnato il creazionismo. Allora ebbe inizio un ruolo fondamentale della componente evangelica nel Partito Repubblicano.

Il dilemma della pandemia del debito pubblico, di Michael Spence e Danny Leipziger (da Project Syndicate, 8 dicembre 2020)

       

Trump cerca di far fuori l’aiuto per il Covid, di Paul Krugman (New York Times, 10 dicembre 2020)

Pareva che si delineasse una intesa tra senatori di entrambi i partiti per una proposta di legge di nuovi aiuti sul Covid-19. E' noto che la situazione dell'America nella pandemia è molto seria: muoiono migliaia di persone al giorno e il quadro potrebbe ancora peggiorare. Ma ora è intervenuta una proposta del Segretario al Tesoro Mnuchin che affonda le intese che erano possibili. Il punto è che questa proposta non proroga i sussidi di disoccupazione potenziati; decide un sussidio per tutti, ma una tantum. Clamorosamente insufficiente per i disoccupati, non necessario per chi ha mantenuto il lavoro. La ragione è oscura, ma non si può escludere una ennesima follia di Trump, che troverebbe più vantaggioso stampare il suo nome su tanti assegni, piuttosto che aiutare adeguatamente chi ne ha effettivo bisogno.

Come perdere un paese europeo, di Yanis Varoufakis (da Project Syndicate, 30 novembre 2020)

     

Come l’ineguaglianza riduce la crescita, di William H. Janeway (da Project Syndicate, 2 dicembre 2020)

[1] Per tasso di interesse privo di rischio si intende un tasso di interesse che non considera né l’inflazione né qualsiasi incertezza nei pagamenti o ...

I repubblicani non sanno che farsene della verità, di Paul Krugman (New York Times, 7 dicembre 2020)

Il rifiuto di Trump di riconoscere la sconfitta nelle elezioni - ancora sabato scorso ha tenuto un comizio in Georgia nel quale ha chiesto al Governatore di quello Stato di ribaltare il risultato elettorale - può essere impressionante, ma non è sorprendente. A qualcuno può sembrare più sorprendente che tanti repubblicani appoggino le pretese dell'ex Presidente. Forse costoro non hanno riflettuto a sufficienza sui meccanismo mentali e politici del rifiuto dei fatti che si percepiscono scomodi, come il cambiamento del clima, oppure risultati benefici della riforma sanitaria di Obama. Ma quando ci si abitua a respingere i fatti, prima o poi si è disposti anche a negare il fatto di aver perso le elezioni. E' la politica successiva alla messa in crisi del principio di verità, che per i repubblicani americani cominciò ben prima di Trump.

Imparare a smetterla di preoccuparsi ed a amare il debito, di Paul Krugman (New York Times, 3 dicembre 2020)

A parte il fatto che il terrorismo sul debito era in gran parte infondato anche nel passato, oggi ci sono alcune differenze, che fanno parlare Olivier Blanchard di un "cambiamento del paradigma" sul debito pubblico. I costi dell'indebitamento sono molto bassi e saranno bassi ancora a lungo. Gli investitori non vedono molte opportunità negli investimenti e operano in modo da spostare i risparmi sulle obbligazioni sul debito pubblico. In quanto soluzione obbligata, l'effetto è che i tassi di interesse sono bassi: nella pandemia, gli USA hanno un rapporto tra debito pubblico federale e PIL che è doppio degli anni '90, ma il Governo paga meno di interessi. Di contro, i bisogni pubblici sono vastissimi ed urgenti. Dunque occorre smetterla di seminare paura ed imparare ad "amare il debito".

La Cina si è aggiudicata il 2020, di Joschka Fischer (da Project Syndicate, 1 dicembre 2020)

[1] Come probabilmente è noto, Taiwan (anche nota come Formosa) è una grande isola – con alcune isole minori – che sta di fronte alla ...

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