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Usare bene la prossima espansione di Biden, di Paul Krugman (New York Times, 19 novembre 2020)

I prossimi mesi saranno cupi per l'America, per gli effetti del Covid e per l'economia. Ma in qualche momento del prossimo anno è probabile che la pandemia finisca sotto controllo per effetto di una ampia distribuzione del vaccino. A quel punto l'economia dovrebbe riprendersi velocemente - secondo Krugman, assai più velocemente che dopo la crisi finanziaria del 2008, quando le famiglie erano assai indebitate dallo scoppio della bolla immobiliare e non c'era una disponibilità a spendere latente come c'è oggi. In quel caso i democratici dovrebbero sfruttare la ripresa con intelligenza, cogliendo quell'occasione per presentarsi più forti alle elezioni di medio termine del 2022, e puntando ad una riforma profonda della società americana.

Perché le elezioni del 2020 rendono difficile essere ottimisti sul futuro, di Paul Krugman (New York Times, 16 novembre 2020)

Dunque, nelle le elezioni americane Trump ha perso, ma non ha perso quanto sarebbe stato giustificato dalla sua catastrofica gestione della pandemia, e meno ancora sono stati penalizzati vari personaggi repubblicani. Questo non promette bene per l'iniziativa necessaria sul cambiamento del clima. Il problema con il clima è che il rapporto di causa e di effetto tra quello che si decide oggi e il futuro non è facilmente riconoscibile: le conseguenze di diverse tecniche nella estrazione di combustibile dagli scisti del Texas, si vedranno in un ridotto numero di tempeste disastrose tra un decennio, in posti mezzo mondo lontani. E' vero che l'iniziativa sul clima può permettere una migliore economia e maggiori posti di lavoro. Ma se una parte delle persone considera una "tirannia" anche indossare una mascherina, inutile illudersi che sarà un processo facile.

Quello che dobbiamo a Donald Trump, di Branko Milanovic (dal blog di Milanovic, 7 novembre 2020)

     

Un Senato repubblicano sarebbe negativo per le imprese, di Paul Krugman (New York Times 12 novembre 2020)

Agli inizi di gennaio, con i due "spareggi" in Georgia, si deciderà se il Senato sarà controllato dai democratici o dai repubblicani. Pare che il grande capitale sia favorevole alla seconda ipotesi, ovvero che preferisca che il Presidente Biden sia condizionato da un Senato a maggioranza repubblicana. Ma sbagliano anche da punto di vista dei loro stretti interessi. Non considerano le prospettive terribili della pandemia (ad oggi si registrano mille morti al giorno, ma tra poche settimane probabilmente raggiungeranno i due mila, e poco dopo si arriverà a morti giornaliere pari a quelle degli attentati del 2001). E non considerano che l'America ha bisogno di essere governata a lungo termine, per risolvere le sue contraddizione strutturali più evidenti.

Una tregua di quattro anni per i democratici, di Dani Rodrik (da Project Syndicate, 9 novembre 2020)

     

Il pericoloso interregno dell’America, di Barry Eichengreen (da Project Syndicate, 9 novembre 2020)

[1] Perché, per effetto della sua paralisi parziale, agli inizi spesso si presentava su una poltrona con una coperta sulle gambe. Poi come Presidente, durante ...

Quale non è il problema con la Georgia? Di Paul Krugman

Nel 2017 Stacey Abrams, una combattente democratica per i diritti civili, perse le elezioni per il Governatorato della Georgia per 55 mila voti. Nel periodo precedente il suo avversario, il repubblicano Kemp, che era anche stato nominato Segretario di Stato ed aveva dunque il potere del controllo delle elezioni in Georgia, aveva 'derubricato' il diritto di voto a circa 700 mila cittadini, il 70 per cento dei quali di colore (in Georgia e persone di colore sono il 32 per cento della popolazione). La battaglia per recuperare quei voti soppressi ha portato - nelle elezioni recenti - 800 milia cittadini in più nelle liste elettorali. Un messaggio duplice: di quello che una lotta tenace può ottenere, e del crinale sul quale la democrazia americana continua ad essere in pericolo.

L’America sta diventando uno Stato fallito? Di Paul Krugman (New York Times, 5 novembre 2020)

La quasi certa vittoria di Biden - alcuni milioni di voti popolari in più di Trump - non è certo insignificante: impedisce uno sbocco autoritario alla crisi americana. Ma restano domande pesanti sulla sua possibilità di governare, in particolare se viene confermata la maggioranza ai repubblicani del seggi del Senato (che è un ramo del Congresso con regole elettorali speciali: due senatori per ogni Stato, a prescindere dalla relativa consistenza. Ovvero: il Wyoming con poco più di mezzo milione di elettori ha gli stessi Senatori della California, con 39 milioni di elettori). In più, il possibile ruolo di una Corte Suprema a grande maggioranza di destra.

Come i Governi in Occidente non hanno appreso la lezione, di Simon Wren-Lewis (da l blog Mainly Macro, 2 novembre 2020)

[1] Il post è qua pubblicato: “Perché per alcuni lo scambio tra economia e salute è così difficile da comprendere? Perché è come la curva ...

La guerra sulla verità è all’apice, di Paul Krugman (New York Times, 2 novembre 2020)

Il pericolo della legittimazione faziosa di ogni menzogna, nella politica e nella storia, prepara sempre pericolose minacce. Non si tratta soltanto degli effetti diretti delle bugie, come ad esempio delle due maggiormente predilette in questi giorni da Trump: che l'America sia pervasa da orde di violenze anarchiche, e che la pandemia non esista, sia solo una cospirazione contro di lui. Le conseguenze dirette ci sono: ad esempio, per la prima, la legittimazione dei suprematisti bianchi; o, per la seconda, la mancanza di ogni politica sensata di riduzione del danno della pandemia. Ma come reagirebbe la destra americana ad una vistosa sconfitta di Trump? Potrebbe reagire con il mito della "pugnalata alle spalle" che pervase la Germania dopo la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale? Ovvero, il dominio della falsificazione può preparare una peggiore barbarie della politica?

Cosa è in gioco? Un breve scritto sulle elezioni negli Stati Uniti Di Branko Milanovic (dal blog di Milanovic, 19 ottobre 2020)

[1] Il secondo giornale per diffusione del Canada.        

L’incompetenza economica dei Presidenti repubblicani, di J. Bradford DeLong (da Project Syndicate, 29 ottobre 2020)

[1] John Herbert Dillinger (Indianapolis, 22 giugno 1903 – Chicago, 22 luglio 1934) è stato un criminale statunitense, rapinatore di banche attivo durante il periodo della grande depressione. Si può dunque capire quindi che fosse spesso “on ...

Bugie, dannate bugie e i raduni di Trump, di Paul Krugman (New York Times, 29 ottobre 2020)

Il tema della semplice 'verità oggettiva' nella politica. Che Trump sia incline a dire bugie è cosa nota. Ma varie bugie recenti hanno superato una soglia. Affermare, come fa di recente, che le città americane sono in preda ala violenza anarchica, o che i cittadini della Pennsylvania non possono andare in Chiesa, o che i californiani debbono usare la mascherina anche quando mangiano, significa pretendere che le persone smettano di credere a quello che possono vedere con i propri occhi. George Orwell rifletté sul senso di questo fanatismo all'indomani della guerra civile spagnola. Può darsi che questo non consenta a Trump di ottenere (o rubare) un secondo mandato, ma avvelenerà a lungo la vita politica americana.

Il quoziente di caos delle elezioni negli Stati Uniti, di Nouriel Roubini (da Project Syndicate, 27 ottobre 2020)

[1] Difficile trovare le parole precisamente corrispondenti in italiano a questo linguaggio informatico: i “trolls” sono in origine figure mitiche, gnomi o folletti; i “bots” ...

Il tempo, le chance e il coronavirus, di Paul Krugman (dal blog di Krugman/New York Times, 27 ottobre 2020)

[1] Espressione, ma sembra anche abitudine, americana di mettere sui paraurti adesivi che alludono al fatto che “le cose accadono”, per ammonire gli automobilisti ad ...

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